DI MAURIZIO DRAGO
In continua crescita il turismo enogastronomico.
Nel 2019 un’indagine condotta dal gruppo di ricerca londinese YouGov su 25.000 famiglie nel mondo rivelò che la cucina italiana era la più amata nel mondo, con una popolarità media dell’84 per cento in 24 paesi. In America era al primo posto con l’88 per cento delle preferenze, davanti alla stessa cucina americana. E i piatti preferiti più citati dai partecipanti dell’indagine? Pizza e pasta, come sempre, anche perché questi rimangono i due piatti più conosciuti, anche se qualcuno si è messo a contare che di piatti tipici nel nostro Belpaese ce ne sono ben 4.800.
Per la ristorazione italiana, dopo due anni di sostanziale inattività causata dal Covid, il comparto ha intravisto il periodo Natale-Capodanno finalmente ripresosi, in grado di arrivare a quel ritorno economico indispensabile per affrontare il futuro e contenere il disavanzo causato dall’aumento dei costi.
L’obiettivo è consolidare il trend di crescita che ha caratterizzato il periodo precedentente la pandemia, come viene evidenziato nel Rapporto 2022 sul turismo enogastronomico italiano a cura di Roberta Garibaldi e realizzato sotto l’egida dell’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico. “La ristorazione è certamente uno dei «capisaldi» dell’offerta enogastronomica dell’Italia. Dà
visibilità alle produzioni e alla specialità culinarie locali, offre prelibatezze gourmet, consente di scoprire piatti di altre Regioni e Paesi”, afferma l’autrice del Rapporto 2022.
Secondo il rapporto nel 2019, ultimo dato disponibile, l’Italia svettava in Europa con oltre 277mila attività ristorative, davanti a Spagna (261mila) e Francia (210mila). A seguire troviamo Germania, Grecia e Portogallo.
E se il biennio del Covid ha certamente comportato un forte ridimensionamento dei ricavi, che però non riguarda solo l’Italia, la ripartenza nelle fasi meno acute della pandemia e in generale per tutto il 2022 è stata perfino superiore alle attese.
Tuttavia la crisi non è ancora superata, anche perché nel frattempo sono aumentati i costi in maniera drammatica (in particolare quelli energetici) e si è proposta in maniera altrettanto drammatica l’emergenza della ricerca di personale. Mancano cuochi e camerieri. Constato ogni giorno la richiesta da parte di ristoranti e trattorie di personale per la cucina e per la sala. Tra l’altro ritengo che sia un buon lavoro per chi si addentra, che potrebbe essere ricco di soddisfazioni.
Un buon segnale arriva però dai riconoscimenti di prestigio ottenuti dalla ristorazione italiana d’eccellenza, confermati anche dalle pubblicazioni delle edizioni 2023 delle principali guide. La Michelin, per esempio, ha portato a 385 il numero delle “stelle” attribuite ai ristoranti d’Italia, di cui 12 sono “Tre stelle”. Il massimo riconoscimento nel Veneto va a Massimiliano Alajmo del Ristorante Le Calandre di Sarmeola di Rubano. Un ulteriore segnale positivo riguarda i tanti giovani chef premiati con la stella, ben 20 sotto i 35 anni.
Nonostante la difficile situazione socio-sanitaria, l’eccellenza gastronomica italiana ha saputo mantenere la propria posizione migliorandola con vivacità e creatività.
La cucina più amata nel mondo può attirare turisti alla ricerca di piatti gourmet ma anche di piatti tradizionali che si possono degustare nei borghi, nelle campagne, al lago o nelle malghe.
Ben vengano questi dati incoraggianti! Non esiste altra nazione al mondo, come l’Italia, così ricca di piatti diversi tra loro. Proviamo a fare qualche confronto con qualche paese estero, sia pure in modo semplicistico. Proviamo a verificare qual è il piatto tipico della Germania: ci viene da pensare wurstel, crauti e patate. Il piatto tipico dell’America è il hamburger, il panino! Noi, in Italia, di piatti tipici ne abbiamo centinaia, divisi per territorio. Piatti ottimi, così variegati. Non ci resta che accomodarci al tavolo e farsi portare un piatto tipico del territorio in cui ci troviamo. Buon appetito.