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Da Agrigento a Sciacca , tra oasi naturalistiche, archeologia e buon cibo

DI NICOLA UCCI

L’itinerario parte da Agrigento. Fondata nel VI sec. a.C. da greci di Rodi e Creta, divenne una delle più importanti città della Magna Grecia e uno dei maggiori centri della Sicilia con i romani,  con gli arabi e con i normanni. Il vero gioiello della città è la Valle dei Templi, dichiarata nel 1997 dall’Unesco ‘Patrimonio mondiale dell’Umanità’, eretta in un luogo panoramico con vista fino al mare, circondata da mandorli, ulivi e cipressi. Il Parco è uno dei maggiori complessi archeologici del Mediterraneo (circa 1300 ettari) e comprende i resti dell’antica cittadella greca di Akragas, un insieme di templi ed edifici pubblici, tra i quali lo splendido Tempio della Concordia, una delle opere meglio conservate dell’architettura dorica,  il tempio di Giunone, quello di Ercole, il giardino della Kolymbetra e, nell’Agorà Bassa, i Templi di Giove e dei Dioscuri. Risalendo verso la città si arriva al Museo Archeologico e al Quartiere Ellenistico Romano.

Da vedere anche la Cattedrale fondata alla fine dell’XI sec. da San Gerlando, la settecentesca Biblioteca Lucchesiana che custodisce numerosissimi e pregiati volumi, la Chiesa di Santa Maria dei Greci, costruita sulle rovine del Tempio di Athena, risalenti al VI sec. a.C., il Monastero di Santo Spirito dove le suore preparano, seguendo le antiche ricette: il cous cous dolce, la conchiglia, uno scrigno di pasta reale ripieno di pasta di pistacchi, e altri squisiti dolci a base di pasta di mandorle e pistacchi, provenienti da Favara e Raffadali.

La gastronomia agrigentina esalta sia le tradizioni di mare, influenzate dai popoli che si sono succeduti sul territorio,  che quelle dell’entroterra.

Tipici della città  i cavatelli all’agrigentina, con melanzane, la  ‘mmiscata, involtini di pane con olive, salsiccia e spezie.

Partiti da Agrigento, con una breve deviazione verso l’interno, si arriva a Raffadali dove si prepara il macco di fave, un piatto che risale all’epoca romana, una crema realizzata con i legumi secchi, alla quale vengono aggiunti bietole e olio di oliva.

Ritornati sulla costa, poco prima di Porto Empedocle, città natale di Luigi Pirandello e porto peschereccio e mercantile di Agrigento, troviamo la spiaggia detta Scala dei Turchi, una grande roccia bianca a gradoni, uno dei punti più spettacolari della costa meridionale della Sicilia.

Proseguendo lungo il litorale, in direzione di Trapani, si incontrano un’alternanza di coste basse e sabbiose e coste alte con scogliere bianche,  porticcioli di pescatori come Siculiana, dove assaggiare la tipica minestra di seppie con piselli,  riserve naturali, come quelle di Torre Salsa e della Foce del Platani, e la zona archeologica di Eraclea Minoa ( VI sec. a.C.)  su un piccolo altipiano a strapiombo sul mare. L’antico agglomerato urbano comprende tratti delle antiche mura, il teatro, le abitazioni e parte dell’antico tracciato viario. Nel piccolo museo adiacente sono conservate importanti testimonianze dell’arte greco-romana.

Deviando verso l’interno, si arriva a Ribera, importante centro agricolo famoso per la produzione di agrumi (arance di Ribera DOP), dell’olio Valdiverdura e della fragolina di Ribera, Presidio Slowfood.

Si prosegue fino a Caltabellotta, quasi sulla vetta di un monte, ad oltre 700 m. di altezza, dal quale si gode uno dei più vasti panorami della Sicilia. Da vedere: resti di un castello normanno, tombe sicane e la Chiesa Madre. Caltabellotta è famosa per il suo Olio Extravergine di oliva (D.O.P. Val di Mazara) ottenuto da una varietà di olive autoctone Buscionetto o Biancolilla.

Ritornati sulla costa arriviamo a Sciacca, importante porto peschereccio e commerciale. L’attività peschereccia alimenta una fiorente industria ittico conserviera e in particolare quella della salagione e della conservazione  del pesce azzurro. La città conserva interessanti monumenti del periodo medioevale e barocco:  il Duomo (XVIII sec), la chiesa di S. Margherita (XIV sec), i resti notevoli del Castello dei Conti Luna (XIV sec). Passeggiando nel centro storico si incontrano numerose botteghe di ceramica e di gioielli in corallo, produzioni artigianali per le quali la città è famosa.

Le Terme di Sciacca sono tra più rinomate della Sicilia, conosciute  fin dai tempi degli antichi greci, per le proprietà terapeutiche delle acque sulfuree e per la presenza delle grotte vaporose, le cosiddette Stufe di S. Calogero, che si trovano sulla vetta del monte Kronio e che secondo la leggenda furono scoperte da Dedalo, in fuga da Creta. Sulla cima del Monte Kronio sorge anche il santuario di San Calogero. Alle pendici del Monte si trova il castello incantato create dallo scultore Francesco Bentivegna. Sciacca è famosa anche per il carnevale, uno dei più belli e antichi della Sicilia

I piatti tipici di Sciacca sono prevalentemente a base di pesce fresco locale, come la sogliola alla saccense. Da non perdere: la tipica  tabisca saccense, una pizza contadina condita con cipolla, pecorino, acciughe, e olive nere; le ova murrina, piccole crepes farcite di crema con pezzetti di cioccolato e mandorle,  le Cucchitelle, piccoli bocconcini a base di mandorla, ripieni di cucuzzata, marmellata di zucca verde.

Nella zona si producono: ottimi vini, il Menfi DOC e lo Sciacca DOC, e l’olio extravergine Val di Mazara DOP.

Dirigendosi verso la Valle del Belice si arriva a Sambuca di Sicilia. La città  di origine araba conserva i resti di un castello edificato dall’Emiro Zabut  e rivela il tipico assetto urbano islamico, con un centro storico ricco e impreziosito dagli angusti vicoli saraceni, detti “sette vaneddi” (sette viottoli). Numerosi anche  i palazzi del ‘700 e ‘800 e le facciate barocche, come quelle del Teatro Comunale o di Palazzo Navarro. Sul vicino Monte Adranone si trova un importante sito archeologico con  i resti di una città fortezza del IV sec a.C.

Da assaggiare le minni di virgini,  delizioso dolce di pasta frolla ripieno crema di latte, zuccata, scaglie di cioccolato e cannella. Ogni anno, nel mese di maggio,  si tiene la tradizionale Sagra delle Minni di Virgini.

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